L’mprenditore italo-brasiliano Giuseppe Tropi Somma nominato “Ambasciatore delle bellezze di Pimonte nel mondo”

Turismo delle Radici: Giuseppe Tropi Somma lasciò i monti Lattari da giovane per fare fortuna in Brasile

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L'mprenditore italo-brasiliano Giuseppe Tropi Somma nominato “Ambasciatore delle bellezze di Pimonte nel mondo”

La festa dell’Emigrante, tra antiche tradizioni ed emozioni. La comunità di Pimonte ha festeggiato la famiglia dell’imprenditore Giuseppe Tropi Somma, conterranei emigrati in Brasile che si trovano da decenni lontano dal loro paese, dedicandogli un evento che ha visto la presenza delle istituzioni e degli esperti del turismo delle radici. E l’imprenditore è stato insignito del titolo di “Ambasciatore delle bellezze di Pimonte nel mondo”.

Il tutto s’inserisce proprio nel progetto “Turismo delle Radici”, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e fortemente voluto dalla Fondazione Monti Lattari, con il patrocinio di Regione Campania, Comune e Pro Loco. L’omaggio alla famiglia Tropi Somma ha rafforzato anche il gemellaggio tra la comunità di San Francisco de Paula (dove risiede l’imprenditore) e Pimonte, suggellato 20 anni fa.

“E’ un onore per me tornare nella nostra Pimonte – ha affermato l’imprenditore – una terra che resta sempre nel mio cuore nonostante siano trascorsi ormai diversi decenni da quando mi sono trasferito in Brasile. Spero di ricambiare al più presto questa splendida ospitalità per ogni cittadino pimontese”.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco Francesco Somma. “Questa settimana ho avuto la grande fortuna di conoscere Tropi Somma – afferma – una bellissima persona, un grande imprenditore. Un illustre cittadino di Pimonte che oltre cinquant’anni fa lasciava l’Italia per il Brasile, una terra in cui ha fatto fortuna e partecipato allo sviluppo di numerose aziende che hanno dato lavoro a centinaia e centinaia di dipendenti, soprattutto donne alle quali ha dato stabilità e futuro.

Per questi meriti è stato riconosciuto per il suo valore dalla Repubblica italiana e dallo Stato brasiliano. Adesso finalmente anche la sua Pimonte gli ha dato un giusto riconoscimento, dopo il gemellaggio iniziato una ventina di anni fa con il Comune brasiliano dove Tropi ha creato impresa e sviluppo a San Francisco de Paula”. Un evento (quello della scorsa sera) fortemente voluto anche da Pasquale Somma (presidente del consiglio comunale), Davide Minieri (consigliere con delega alla Cultura) e da tutti i rappresentanti dell’amministrazione comunale.

Nato il 9 gennaio 1935 in una famiglia semplice ma stimatissima, Giuseppe Tropi Somma era il sesto di dieci figli di una donna ammirata. Ha frequentato le scuole pubbliche per la prima e la seconda elementare. Al terzo anno, per migliorare la qualità dell’apprendimento, ha iniziato a studiare in un collegio di suore a Castellammare di Stabia, a circa 10 km da casa, distanza che il piccolo allievo percorreva quotidianamente con sua sorella Gianna, che era più grande di due anni e che ha anche studiato lì. Dopo un anno, la madre è riuscita a far internare i due fratellini in un orfanotrofio a Meta di Sorrento, anche se non erano orfani. Lì ha frequentato la quarta e la quinta elementare, ma non c’era il ginnasio.

È stato allora che la madre gli ha proposto di studiare nel seminario dei padri secolari a Castellammare, dove tutto era gratuito. I preti hanno chiesto a Giuseppe, all’epoca dodicenne, se avesse vocazione per diventare prete. Lui, ancora indeciso sul proprio futuro ha risposto di sì. Ha frequentato 3 anni di ginnasio presso il Seminario di Castellammare di Stabia, e 2 anni di ginnasio presso il Seminario di Teggiano (Sa).

Giunto alla fine dell’adolescenza, all’età di 17 anni e dopo cinque anni passati a indossare l’abito talare, ha lasciato il seminario e si è ritirato dalla famiglia che nel frattempo si era trasferita a Casalbuono, un piccolo paese nell’entroterra della provincia di Salerno, dove ha frequentato un corso di istruzione superiore tecnico-commerciale nella vicina città di Lagonegro. A vent’anni poi, arrendendosi alle insistenze della sorella Maria, emigrata in Brasile con il marito Ettore, anche Giuseppe decise di emigrare. Giuseppe è partito dalla piccola città di Casalbuono per salire a bordo di una nave nel porto di Napoli.

È arrivato in Brasile il 25 giugno 1955 e si è stabilito a San Paolo, accolto dalla sorella Maria, dove ha trovato il suo primo lavoro nella fabbrica Matarazzo, come marcatore nel settore di trasporti. Dopo un anno di lavoro e con una buona padronanza della lingua portoghese, ha deciso di lasciare l’azienda per migliorare il suo reddito e, come venditore, ha fatto i suoi primi passi nel commercio, vendendo materiale elettrico per una piccola azienda, all’epoca agli inizi, la Elettrica Danúbio, precursore del marchio di cavi elettrici Sil. Ha lavorato nei negozi Sears Roebouk e, tra un lavoro e l’altro, con grande grinta e determinazione, Giuseppe ha lavorato persino come lustrascarpe in un punto aperto dal cognato in Rua Maria Paula, vicino all’Università São Francisco.

Tutto questo lavoro ha portato frutti finanziari e ha rivelato un talento speciale: la capacità di negoziare. Dopo un anno e mezzo di lavoro alla Sears, nel 1957, si è dimesso per tentare la sua prima azienda imprenditoriale e ha aperto la sua attività, un piccolo negozio di alimentari e bar (Bar e Emporio Napoli), che era in via Mundo Novo, Vila Pompéia, a San Paolo. Passati otto mesi, ha trasferito l’azienda al cognato Ettore, e si è lanciato come venditore di un’azienda all’ingrosso di generi alimentari. Giuseppe ha stupito tutti con la dimensione e la quantità degli ordini. La sua reputazione di abile venditore è giunta all’orecchio della Johnson Wax, una multinazionale americana che, in quel periodo, stava lanciando i suoi prodotti in Brasile.

L’offerta è stata allettante, con un ottimo stipendio e provvigioni. Grazie a vendite eccezionali, dopo due mesi è diventato ispettore di vendita e, in altri quattro mesi, è stato promosso a direttore delle vendite. Un giorno, a sorpresa, ha chiamato il suo presidente nella sede centrale di Rio de Janeiro, Mr. Wash, e ha annunciato le sue dimissioni dall’azienda. Sconcertato, il presidente ha chiesto: “Vuoi un aumento?”. La risposta è stata: “No, voglio andarmene perché guadagno già molto bene. Ciò che mi disturba è essere considerato, nella contabilità di qualcuno, come un futuro grande dirigente, e non è questo che voglio. Preferisco essere un perfetto sconosciuto per strada, ma seguire il mio progetto di vita, che non è questo”, disse Giuseppe.

Ha deciso di aprire la sua propria azienda di prodotti alimentari confezionati, come spezie, farine, legumi, ecc., dove aveva lavorato per otto anni. A un certo punto, la sua giovinezza e i suoi successi, uniti a un’intensa attività personale, cominciarono a destabilizzare la sua vita. Giuseppe ha deciso quindi di ricominciare da capo la sua vita, concedendosi una pausa di quattro anni e tornando in Italia. Con la prima moglie, Maria Spagnuolo e il figlio Annibale, dodicenne, si sono trasferiti a Villa d’Agri, in provincia di Potenza, dove ha affittato una fabbrica di manufatti in cemento (Meribloc) sull’orlo del fallimento. In soli quattro mesi, è riuscito a rendere l’azienda altamente redditizia. Col passare del tempo, la nostalgia del Brasile stava minando la sua salute.

E, dopo quattro anni in Italia, su consiglio del suo medico, ha preso la decisione di tornare nel paese che aveva imparato ad amare e rispettare così tanto, dove ha deciso di stabilirsi definitivamente. Già in Brasile, insieme a due cognati, ha fondato una società in un negozio di macchine da cucire industriali, un mercato all’epoca molto redditizio nel paese. Tuttavia, nonostante il grande successo nella vendita delle macchine, si è accorto di un nuovo mercato ancora più promettente e poco sfruttato, ovvero la vendita di pezzi di ricambio. Nel 1976, nasce nel quartiere di Bom Retiro, a San Paolo, la Cavemac e, ancora una volta, la determinazione dell’imprenditore è stata fondamentale per la consolidazione dell’azienda.

Sebbene inizialmente fosse di piccole dimensioni, l’azienda è nata con grandi ambizioni. Ha iniziato la sua attività concentrandosi esclusivamente sul settore delle macchine da cucire industriali fino a quando, nel 1986, dopo aver acquisito le quote degli altri soci, si è dedicata esclusivamente al settore dei ricambi. Giuseppe non aveva i soldi per acquistare le quote, così ha fatto un bilancio delle scorte per separarne un terzo e, con quelle, uscire dalla società per aprirne un’altra più piccola. Tuttavia, un grande amico, Shigueo Takara, che all’epoca frequentava quasi quotidianamente il suo ufficio per chiacchiere informali, ha detto: “Mai, non te ne andrai. Acquisterai la parte dei soci e risolverai tutto, sia la tua società che i loro problemi”.

Conclusione: l’amico Takara gli ha prestato 35 mila dollari e, insieme alle macchine nuove disponibili in azienda, è stato saldato il debito per l’acquisto delle quote dei soci. Il suo spazio fisico era diventato troppo piccolo, era l’espansione che chiedeva espansione. Così, dopo 18 anni di intensa ricerca, si poteva già intravedere la nuova Cavemac. Con un audace progetto ingegneristico, è cominciato a sorgere la nuova sede dell’azienda su un terreno di 600m², un edificio di dieci piani e un eliporto. A giugno del 1997, è stata inaugurata la nuova sede della Cavemac.

In loco, è stato installato un ampio showroom, dove sono esposti macchinari, apparecchi e accessori per macchine, oltre a un personale tecnico formato da professionisti ampiamente addestrati. Tutti gli sforzi posizionano oggi la Cavemac non solo come la più grande azienda brasiliana nel suo settore, ma, a livello mondiale.Un tratto distintivo della personalità del nostro omaggiato è la sua positiva “inquietudine professionale”, che lo ha spinto a dedicarsi ad altri progetti di successo come la rivista Costura Perfetta, la quale si è affermata nel panorama editoriale come una pubblicazione di grande autorevolezza e utilità, diventando oggi il principale punto di riferimento nel settore della moda.

Nel dicembre del 2001, è cominciata una nuova fase della sua attività con l’inaugurazione di un mega-progetto turistico, che occupava un’area di 850.000 m²: il “Parque Hotel Pimonte”, localizzato nella piccola città di São Francisco de Paula, a Minas Gerais, considerato all’epoca il più grande complesso turistico dello stato e senza dubbio, uno dei più grandi del Brasile.

Nel settore socio-imprenditoriale, molte iniziative di oggi esistono grazie all’impulso di Giuseppe, come ad esempio: l’Abramaco (Associazione Brasiliana di Macchine per Cucire, Componenti e Sistemi), di cui è l’attuale presidente. Grazie all’Abramaco sono nate la Feimaco (Fiera Internazionale di Macchine per Cucire e Componenti); la rivista Costura Perfetta; la Cavemac, l’azienda Cancellata, che ha introdotto in Brasile le famose ringhiere ornamentali in cemento armato; il Parco Hotel Pimonte, il più grande investimento eco-turistico di Minas Gerais; il Circuito Turistico Campos das Vertentes, e il programma di Città Gemellate tra São Francisco de Paula-MG e Pimonte, città natale di Giuseppe, in Italia e la locanda Tropi, a Bertioga, nata per offrire ai dipendenti della Cavemac un luogo per le vacanze al mare.

Francesco Fusco