Cosa significa il termine: “Great Resignation”?
Il termine “Great Resignation“, significa, aumento del continuo abbandono del posto di lavoro.
Si tratta di un fenomeno che sta prendendo piede molto velocemente in Italia.
Ecco cosa succede dietro le quinte delle “Great Resignation”
ll fenomeno riguardante la “Great Resignation”, in Italia, rappresenta l’identikit del lavoratore che si dimette dal suo posto di lavoro.
Senza dubbio, questo fenomeno, interessa molta gente perché si tratta di un argomento pubblicato su quotidiani, riviste e siti specializzati dato che è molto stimolante a livello sociologico ed economico.
I dati sono veramente impressionanti se si pensa che ciò accade anche negli Stati atlantici: negli Stati Uniti, le dimissioni sono anche circa 4 milioni al mese (a Novembre 2021 sono stati 4.53 milioni ed a Dicembre 4,39.).
Queste informazioni sono da paura se si pensa, che invece al contrario di chi lascia, c’è gente che il lavoro lo cerca continuamente e che non lo lascerebbe mai.
Numeri dovuti anche alla paura del contagio da Covid-19, che impauriti e senza fiducia nel sistema statale, e che a causa delle aspirazioni lavorative sempre maggiori, ci si è trovati ad abbandonarlo per poter raggiungere una migliore condizione di lavoro con stipendi più alti.
Confronto con la situazione in Italia
Se paragoniamo l’Italia con gli Stati atlantici, ci si rende conto, che un vero confronto non lo si può fare, perché l’Italia è uno Stato più fermo in merito al lavoro dato che ha una Costituzione basata sul lavoro e gli italiani sono un popolo che non mollerebbero mai il proprio lavoro.
Infatti, c’è una notevole differenza fra il mercato del lavoro estero e quello italiano decisamente più sicuro rispetto al loro…
Nell’ultimo dato che arriva dal Ministero del lavoro, dalle Politiche sociali, dalla Banca d’Italia e dall’ANPAL intitolato: “Il mercato del lavoro: dati e analisi. Le Comunicazioni obbligatorie, novembre 2021” si capisce che il fenomeno esiste veramente se si pensa che durante il 2021, le dimissioni sono aumentate di molto, superando anche le statistiche del 2020.
Analisi della Great Resignation italiana
Le cause sono dovute alla paura di un eventuale contagio a causa delle condizioni lavorative non sempre idonee ma è anche al desiderio di un nuovo lavoro.
L’identikit del dimissionario
La Great Resignation italiana, è rivolta più ad alcune fasce di lavoratori, che a tutte le categorie.
Esiste anche la ricerca AIDP ((Associazione Italiana Direttori del Personale), dal titolo “Il fenomeno delle dimissioni volontarie“, condotta su circa 600 aziende, da cui si è creato un identikit del dimissionario di questi tempi.
Nell’80% dei casi si tratta di una figura professionale tra 26 e 45 anni con una qualifica da impiegato che lavora al Nord che decide di dimettersi per trovare un lavoro meglio retribuito e con condizioni di lavoro più favorevoli.
Secondo le statistiche AIDP, quasi il 60% delle aziende che sono state coinvolte, hanno visto aumentare le dimissioni nel 2021.
Tutto questo fa capire come il mercato del lavoro stia cambiando e di come anche l’interesse al lavoro sta perdendo di valore.
Conclusioni
Il rischio di tutto questo è quello di dimenticarsi di chi sta dietro tutte queste percentuali: ci sono persone con un’identità e, che a causa di tutto questo caos, stanno perdendo un equilibrio.